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Lehndorff/Trülzsch
SIRIUS – Where the Dog is Buried



FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma
IL PRESENTE - XIV edizione

MACRO – Museo d'Arte Contemporanea Roma
27 novembre 2015 - 17 gennaio 2016

a cura di Valentina Moncada
in collaborazione con Emanuele Condò e Maria Chiara Salmeri


Lehndorff / Trülzsch, SIRIUS II, Prato 1986

Giovedì 26 novembre 2015, nella prestigiosa sede del Museo d'arte contemporanea MACRO di Roma, si apre la mostra "SIRIUS - Where the dog is buried" della coppia di artisti tedeschi Lehndorff/Trülzsch, che si inserisce nell'ambito della XIV edizione del FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma dal titolo "IL PRESENTE". Per la prima volta in Italia, la mostra presenterà sette grandi fotografie e tredici piccole polaroids testimoni del 'bodywork' sperimentato dai due artisti già dai primi anni della loro collaborazione nata nel 1970.

FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma è promosso da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzato da Zètema Progetto Cultura, con la direzione artistica di Marco Delogu.

Dal 1984 al 1988, gli artisti Vera Lehndorff e Holger Trülzsch lavorano alla serie 'SIRIUS' (presentata per la prima volta nel 1986 alla Bette Stoler Gallery a New York), un progetto realizzato in Italia, a Prato, all'interno di magazzini di indumenti usati, che prende il suo titolo dalla omonima costellazione, Sirius, detta anche Stella del Cane, la più brillante del cielo notturno, la guida dei viaggiatori. Il sottotitolo 'Where the Dog is Buried' viene coniato per la prima volta in occasione dell'esposizione alla Scott Hanson Gallery di New York nel 1988.
Le foto vengono realizzate sullo sfondo di pile di stracci colorati, trasferendo sul corpo della modella/artista l'immagine astratta creata dalla materia variopinta per poi sparire, mescolandosi nell'accumulo di tessuti, diventando quasi invisibile. L'esposizione viene accompagnata da una selezione di polaroids che catturano i diversi momenti del lavoro, come una traccia completa del processo creativo.
Trülzsch dipinge il corpo di Lehndorff riproducendo una mimesis dell'area circostante. Entrando a far parte dello spazio, il corpo sostituisce l'area riprodotta, talvolta fino a sparire completamente. Il corpo diventa un dipinto e il dipinto si fonde con il muro e scompare, come scriveva Gary Indiana nel 1985.

Una suggestione surreale che, a partire dal concetto di objet trouvé, descrive una metamorfosi poiché il corpo, fondendosi con lo sfondo, lo evidenzia, rappresentando se stesso all'interno di qualcos'altro.

In questo senso lo spettatore viene invitato a ricercare l'essenza delle cose e ad andare oltre l'apparenza in un 'gioco di perdizione' in cui il desiderio di sparire diventa contemporaneamente anche quello di apparire; la maschera non solo nasconde ma rivela.

Così racconta Trülzsch: "I felt almost like Pygmalion, but having a fearful vision that beauty could turn into a monstrous creature; well, it did, in a quiet ambiguous way, it became alive as a great painting, the old dream of painters, transformed into the evidence of photography. Technically spoken, it had been an incredible challenge for me to work out paintings in an old master's fresco technique, anamorphic folding structures of materials on a living canvas".




Sala Enel
MACRO
via Nizza 138
Roma